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- Written by Il Remington della Romagna
Collezionisti e/o commercianti, l'eterno dilemma
Questa rubrica, scritta di comune accordo con il ‘vate’ delle macchine per scrivere Domenico “Dome” Scarzello, vuole dissacrare questo strano mondo dei collezionisti. E, se possibile, mettere in guardia i ‘neofiti’ rispetto a ciò che si trova in giro (vedi internet) e a quello che si millanta fra appassionati più o meno competenti.
Iniziamo a distinguere i collezionisti dai commercianti di macchine per scrivere. Categorie entrambe rispettabili, ma con finalità diverse. I primi, colti da una certa ‘malattia’, investono somme di denaro per soddisfare la propria innata passione e voglia famelica di compensare qualche altra mancanza. Poi, in seconda battuta, millantano di farlo per salvaguardare la storia, la cultura, un patrimonio che va disperdendosi ecc ecc. Ma di certo sono in buonafede.
I secondi sono una razza un po’ più infida perché spesso fanno credere di essere collezionisti ma non lo sono. Molto più onesti quei (pochi) commercianti che si professano tali e che, di solito, affermano che i collezionisti sono “tutti matti”.
I commercianti finti collezionisti approfittano della “famelica voglia” dell’appassionato. Il commerciante lo riconoscete perché ha un frasario che si ripete senza distinzioni. Eccone alcuni esempi: “Non se ne trovano più”; “ho una macchina unica”; “non lasciartela sfuggire perché è l’ultima”; “fammi sapere presto perché c’è già un altro che me l’ha chiesta”; “apparteneva all’esercito”; “ci hanno scritto i nazisti”; “ne avevano fatto pochi esemplari solo per i carabinieri/finanzieri/marina/ aviazione/cavalleria/fascisti/comunisti/leninisti”. “Ci ha scritto Hitler, la sorella di Stalin, la cugina di Churchill, la zia di Mussolini”; “se non la prendi tu c’è la fila a comprarla”; “mi pare perfetta, io però non ci metto le mani perché non sono pratico e non vorrei fare danni”; “tu che te ne intendi la rimetti a posto in un minuto”; “di quelle che hai comprato tu ne sono pieni i fossi: prendi questa che ne esiste solo una, trovata nel sotterraneo di una scuola”; questa M20 coloniale mio nonno l’aveva ereditata da suo nonno che aveva lavorato in ambasciata in Libia/Tunisia/Marocco/Etiopia/Somalia”.
L’elenco potrebbe continuare, ma penso che già con queste frasi, da oggi, saprete riconoscere un commerciante finto collezionista anche se mimetizzato da boy scout.
Firmato
Il Remington della Romagna