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Il collezionismo è bello perché è vario

“A ciascuno il suo”. Non è la citazione di una pornostar, ma quello che ogni collezionista pensa quando acquista una macchina per la propria collezione. Non si può giudicare la collezione degli altri ed etichettarla come valida o non valida, degna o non degna. E’ la sua collezione, quella che a lui piace. Io posso esprimere un’opinione, cioè posso dire che non mi piace, che la farei diversamente, che mi orienterei su altro, oppure che è splendida e che pure io vorrei cercare e trovare certe macchine.

Certe volte sono tentato di etichettare come “inutili” le collezioni di macchine recenti, ma sbaglio. Devo solo rendermi conto di non dover mai cadere nella tentazione di cercare quelle macchine, o di esporle, ma se a un collezionista piacciono e lui vuole solo quelle, deve essere liberissimo di farlo senza che si senta da me giudicato. Gli dirò la mia opinione, gli farò capire che le sue macchine non mi piacciono e che io le infilerei diritte nel compattatore, ma in realtà lui ha la stessa dignità mia che ho 50 macchine fra normali e antiche e Domenico Scarzello o Mario Pedrali che hanno fra le migliori collezioni e i migliori allestimenti d’Italia.

Ciò che conta è la passione per le typewriter. Personalmente poi io detesto la ruggine: il cosiddetto “vissuto”, l’aspetto triste e opaco che molti giudicano come “storia”, io lo giudico come ruggine e ossido. Magari non le ripuliscono perché sanno che smontare una macchina arrugginita è quasi impossibile (le viti si rompono e se si sostituiscono i pezzi con dei surrogati, addirittura di altre macchine, il risultato è pessimo) e allora dicono che “ossidato è bello”.

No, per me ossidato è “ruggine”. Vade retro!

Firmato

Il Remington della Romagna