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L’arte del restauro; un’avventura

Quante volte ci è capitato di trovare una macchina per scrivere in solaio o in cantina, magari appartenuta ai nostri genitori o ai nostri nonni. Oppure abbiamo acquistato in internet un macchina apparentemente bella e in ordine per poi scoprire che è arrugginita o, peggio ancora, non funzionante.

Personalmente quando vent’anni fa cominciai la collezione capitarono macchine da sistemare.

Ora non avrei problemi, ma all’inizio il lavoro del restauro non è stato semplice. Non esisteva nulla che potesse aiutarmi. La mia fortuna è stato trovare uno dei più grandi restauratori italiani che mi ha passato il suo sapere.

Ora la mia officina conta centinaia di pezzi di ricambio trovati e acquistati con il passare degli anni e interi set di chiavi originali presi in diversi paesi del mondo.

Quando iniziamo un restauro dovremmo avere in mente il perché dell’intervento.

Ogni collezionista, o pseudo, tale ha un proprio modo di conservare le macchine per scrivere.

Alcuni la preferiscono restaurata e funzionante come usciva dalla fabbrica. Un po’ come avviene per le autovetture d’epoca. Ciò include essere quindi capaci a restaurala o rivolgersi a persone esperte.

Altri la preferiscono così come si trova quindi magari anche non funzionante, ma tenendo il suo fascino usato. Ho trovato tanti nel corso degli anni che mi hanno confermato questa loro linea guida, ma mi sono fatto l’idea che molti di questi detrattori del restauro appena hanno la possibilità di inserire una macchina restaurata e funzionante nella loro collezione lo fanno ben volentieri, Quindi penso che la maggior parte di loro dica così perché non sanno assolutamente dove mettere le mani su una macchina, ma anche perchè il restauro ha un costo.

Altri ancora le comprano per avere una macchina o un numero di matricola particolare, senza curarsi dell’aspetto esteriore o funzionale della macchina. Magari la comperano rotta o tenuta insieme con la colla.

Piccola parentesi: nelle macchine antiche le uniche parti tenute con la colla erano alcuni “poggia martelletti” a riposo o, nelle Olivetti portatile ad esempio, i feltri anti rumore. Ho visto macchine con colla messa ovunque per tenere insieme i pezzi, invece di ripararli professionalmente.

Comunque sia, per iniziare il restauro dal quel poco che posso insegnare occorre sapere che:

  1. una volta iniziato lo smontaggio della macchina siate consapevoli delle conseguenze a volte irreversibili in cui la macchina incorre. E non lo dico tanto per dire o per spaventare.
  2. Armatevi di tanta pazienza
  3. È sempre meglio le prime volte partire su macchine “cavie” più semplici, Il modo migliore per acquisire familiarità con le tecniche di restauro è farlo con macchine comuni che garantiscono sicuramente, in caso di insuccesso, meno costi e meno sofferenze rispetto a macchine a cui teniamo.

Attrezzi

Per prima cosa bisogna dobbiamo attrezzarsi.

  • Serve un tavolo abbastanza grande perché avremo bisogno di un posto ampio per sistemare tutte le parti che smontiamo. Meglio ancora se sopra appoggiamo un panno bianco o chiaro in quanto il tessuto ci sarà prezioso quando cade una vite o un dado, perché permette di catturarla subito senza che batta su un appoggio rigido e rimbalzi chissà in quale anfratto nascosto, facendoci perdere letteralmente la pazienza a cercare invano.
  • Procurarsi dei contenitori per la miriade di viti, bulloni e altre parti estremamente piccole che non dobbiamo assolutamente perdere.
  • Essere consapevoli di diventare azionisti della Svitol: se ne usano tonnellate solo per allentare una vite.
  • Conviene avere a disposizione una macchina fotografica per immortalare via via lo smontaggio.
  • occorre avere un set di cacciaviti di alta qualità di tutte le misure e lunghezze e poi comunque affilare le punte per renderle ancora più sottili. Molte viti sono fatte su misura ed usare cacciaviti spessi può rovinare le asole causando delle brutte sbavature. Materiali di qualità eviteranno rotture o ferimenti alle mani.
  • avere un elettromagnete per rendere il cacciavite magnetico in modo da recuperare le viti cadute.
  • Avere un set di pinze e attrezzi per la piccola minuteria.
  • Avere della carta vetrata di diverse grammature per rimuovere la ruggine e per rendere liscia la superficie.
  • Avere un tornio per rettificare i rulli
  • Avere una spazzola rotativa con la pasta abrasiva per rendere lucido il nichel.
  • Usare sempre gli occhialini protettivi per usare attrezzi elettrici a rotazione.

Io nei casi sopracitati non uso chiavi o cacciaviti “moderni” ma set di attrezzi di fine ‘800 e inizio secolo costruiti dalle case produttrici di macchine per scrivere appositamente per i vari modelli.

Questo facilita il compito, ma bisogna usarli con estrema cautela per non rovinare nulla. E se poi mi manca qualcosa… bè me lo costruisco.

Per rendere il tutto splendente e logicamente funzionante bisogna smontare tutti i pezzi e, come dice il mio “Maestro”, averli in mano. Solo cosi si può pulire accuratamente un pezzo e lucidarlo a dovere.

Per rimuovere la ruggine bisogna usare un metodo delicato inizialmente: usare una paglietta di lana d’acciaio finissima facendo attenzione a non fare finire la limatura nei meccanismi della macchina. Poi carta vetrata prima più grossolana e poi superfine. Si può anche usare un utensile rotativo con i vari accessori, ma io consiglio, anche se più lungo e paziente, l’uso manuale dalla carta vetrata. Non uso assolutamente nessuna spazzola in ferro che possa rigare la superficie in metallo

Non faccio lavori di ri-nichelatura o ri-cromatura in quanto il nichel antico aveva un altro colore rispetto al nuovo e soprattutto alza di qualche frazione di millimetro la superficie impedendo il corretto funzionamento dei meccanismi.

Inoltre, se non ben levigata, la ri-nichelatura mette ancora più in evidenza i buchi provocati dalla ruggine. Quindi lucido quello esistente o tolgo la parte arrugginita o distaccata la riporto assolutamente in piano e lucido il tutto.

Quando iniziate ricordate di non sforzare mai troppo una vite ed assicurarvi di avere i cacciaviti che si adattino perfettamente all’asola.

Ho modificato tante volte i cacciaviti nel corso degli anni per meglio adattarsi ad ogni vite di ogni marca di macchine per scrivere. Ricordatevi di usare lo Svitol nelle situazioni più delicate, magari lasciandolo agire un’intera notte. Se si rompe una vite sono guai!! Bisogna o averne una uguale, ma è quasi impossibile (ricordatevi che la maggior parte sono a passo americano)oppure rifarla con il tornio e con tanta pazienza magari allargando anche il foro della vite con il trapano a colonna.

Quindi meglio lo Svitol!!!

Altri lavori in corso d’opera possono essere molteplici come ad esempio decidere di rettificare o sostituire un rullo secco o screpolato con gomma nuova che permetta di ottenere una scrittura perfetta, sostituire i piedini in gomma con altri nuovi, riverniciare le parti di carrozzeria dove manca il colore, sostituire le decalcomanie ormai non più visibili o rovinate, rifare parti mancanti ecc.

Come vedete i lavori sono molteplici senza dimenticare che dobbiamo poi ancora calibrare tutti i martelletti in modo da ottenere una scrittura lineare, pulita e senza spazi.

Sicuramente le difficoltà aumentano con macchine antiche di fine ‘800, primi del ‘900 rispetto a quelle più moderne.

Altre raccomandazione importante: ogni macchina è dotata di un certo numero di molle. Alcune sono visibili, altre meno. Quando ne togliamo una guardate accuratamente com’è agganciata. Mi è capitato più volte di smontare un pezzo e la molla alloggiata all’interno partisse come il tappo dello spumante a Capodanno! Vi assicuro che oltre a cercarla in chissà quale angolo, maledirete il giorno che avete smontato il pezzo perché non saprete più come metterla.

Sulla Olivetti M1 ad esempio c’è da divertirsi con le varie molle. Per le molle esiste una strumento che si chiama aggancia-molle ed è molto utile.

Non sforzate mai una vite per farla entrare in un foro che magari non è il suo, perché rovinereste il filetto

Per togliere lo strato di olio misto a polvere accumulato negli anni e compattato con grasso, inchiostro, sudore, fumo di sigaretta, persino e mi è capitato davvero zucchero o sostanze alimentari dovuto al mangiare del dattilografo mentre scrivevasi usa una miscela di petrolio o detergente. Molti utilizzano prodotti a base di acidi che inizialmente rendono la macchina pulita, ma dato il loro alto potere corrosivo e aggressivo tolgono la patina protettiva lasciando la superficie attaccabile dalla ruggine o facilmente ri-ossidabile.

Fate comunque sempre attenzione a non passare alcun prodotto sopra le decalcomanie perché potrebbero cancellarsi. In questo caso solo pochi al mondo hanno le decalcomanie ad acqua come si usavano un tempo.

Comunque per qualsiasi dubbio o chiarimento potete tranquillamente scrivermi o chiamarmi.

Di seguito troverete alcune delle macchine restaurate. Purtroppo non ho fatto molte foto negli anni in quanto non ne avevo la necessità. Quindi troverete solo le ultime macchine restaurate.

Buon restauro a tutti.